Annali delle Arti

Nel 2003 prende il via la rassegna Annali delle Arti, ideata e diretta da Achille Bonito Oliva e curata da Edoardo Cicelyn per conto della Regione Campania, in accordo con le Soprintendenze e i Comuni interessati.

Dedicato al tema dell’incertezza – inteso come clima storico del presente e apertura degli artisti a ogni esito sperimentale.  Il progetto prevede ogni anno l’organizzazione di mostre, eventi e incontri d’arte in tutta la Campania. Tra questi si ricordano, in particolare, le esposizioni monografiche di grande richiamo internazionale organizzate al Museo Archeologico Nazionale, a Castel Sant’Elmo e al Museo di Capodimonte: dalle antologiche di Francesco Clemente (2002-03) e Jeff Koons (2003) alle personali di Mario Giacomelli (Vita del Pittore Bastari, 2003), Hiroshi Sugimoto (2003-04) e Anish Kapoor (2003-04); dalla prima retrospettiva sul lavoro fotografico di Ettore Sottsass (2004) a quella dedicata a Pino Pascali (2004); dalla mostra omaggio a Gordon Matta-Clark (2004-05) all’antologica di Damien Hirst (The agony and the ecstasy, 2004-05).

Oltre a queste iniziative si citano inoltre, per completezza di informazione, tre collettive entrate a far parte del medesimo progetto: le edizioni del 2003 e 2004 della rassegna Le Opere e i Giorni, ideata e curata da Achille Bonito Oliva nella Certosa di San Lorenzo a Padula (Salerno) con il cofinanziamento dell’Unione Europea; la mostra-evento Living Theater – Labirinti dell’Immaginario (2003), curata da Lorenzo Mango e Giuseppe Morra a Castel Sant’Elmo in collaborazione con la Fondazione Morra; e la XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo – Biennale Provincia di Napoli 2005, allestita nel medesimo spazio espositivo con il coordinamento scientifico di Achille Bonito Oliva ed Eduardo Cicelyn, promossa dalla Provincia di Napoli e dall’Associazione internazionale B.J.C.E.M.-Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe e de la Meditérranécon l’organizzazione di Civita, Zoneattive e Scabec Società Campana per i Beni Culturali.


ANISH KAPOOR

l’esposizione, curata da eduardo cicelyn e mario codognato, si svolge sul leitmotiv del rosso, colore dalla forte carica metaforica che kapoor ha riscoperto in seguito a un viaggio in india nel 1979. raccoglie due grandi installazioni ideate e prodotte appositamente per gli spazi del museo: nella prima un liquido rossastro sgorga da una fonte o ferita nel muro e cade in una coppa metallica; nella seconda una vasca circolare e ruotante su se stessa piena di liquido rosso, muta continuamente forma. colore del sangue, il rosso è da sempre associato alla vitalità, alla passione e al desiderio, ma anche a concetti di valore opposto, come violenza, distruttività e morte e, sin dall’antichità, è simbolo dell’autorità e del potere.

 

ANSELM KIEFER

le opere dell’antichità greco-romana e l’arte contemporanea s’incontrano sulla soglia del mito nella mostra di anselm kiefer [donaueschingen, germania, 1945] curata da eduardo cicelyn e mario codognato negli spazi del museo archeologico di napoli.
in un continuo confronto con la storia tedesca, la ricerca di kiefer attraversa l’espressività di materie povere e insieme preziose, nelle quali solidifica la memoria personale e collettiva, conferendo ad essa carattere di originalità e universalità. e in questo percorso attento al passato e alle sue ombre, kiefer coglie anche un tratto essenziale dell’esistenza partenopea: la precarietà di una vita danzata ai piedi di un vulcano.

 

DAMIEN HIRST

la mostra ripercorre la ricerca di questo enfant prodige, che con intelligenza imprenditoriale ha movimentato la scena artistica anglosassone, prima, e internazionale poi. sin dalle sue prime apparizioni, alla fine degli anni ottanta, hirst fa della provocazione e dello scalpore un canone estetico oltre che comunicativo. Le sue opere pongono brutalmente l’osservatore di fronte al terrore della morte, alle ambiguità del progresso scientifico, alle contraddizioni del sistema capitalistico, alle conseguenti difficoltà delle relazioni umane. Punto di partenza della sua riflessione è sempre la realtà, gli oggetti e le immagini della quale sono ricostruiti con attenzione oppure prelevati dal loro abituale uso e inseriti all’interno di uno spazio concettuale nuovo.

 

ETTORE SOTTSASS

La retrospettiva ospitata al museo di Capodimonte per l’atteso appuntamento degli Annali delle Arti intende ripercorrere questa ricerca con più di quattrocento fotografie, qui articolate in tre grandi sezioni. la prima raccoglie le immagini che Sottsass ha scattato dal 1943, mentre era soldato sul fronte di guerra, e per tutto il resto della sua vita, elaborando una sorta di autobiografia visiva, che è divenuta un’installazione di 356 immagini (1943-2003). La seconda si focalizza sugli anni settanta quando, in un periodo di profonda crisi professionale e di riflessione critica sul razionalismo, la fotografia diventa per lui il mezzo alternativo utile a cogliere una diversa relazione tra uomo e spazio. La terza sezione, infine, presenta in anteprima otto fotografie in bianco e nero montate su alluminio di grande formato, dal titolo Rocce.

 

GORDON MATTA – CLARK

prima personale dedicata da un’istituzione italiana all’artista americano gordon matta-clark [new york, 1943 – 1978], la mostra curata da achille bonito oliva al museo di capodimonte a napoli si compone di otto disegni e quattro fotografie di grandi dimensioni realizzate tra il 1973 ed il 1975, accompagnati da un video inedito in italia, filmato ad anversa nel 1976, quando l’international cultureel centrum (icc) di antwerpen invitò matta-clark a realizzare un grande intervento pubblico. la sua ricerca nasce all’interno dell’anarchitecture group di new york e muove dall’idea di usare l’architettura, con le sue promesse e i suoi fallimenti, come materiale di lavoro nonché metafora dell’ordine sociale.

 

HIROSHI SUGIMOTO

La mostra si articola attraverso tre diverse serie: architecture (2000-03), in cui il “fuori fuoco” è utilizzato per recuperare a celebri edifici modernisti la “visione sognata” del disegno originario; seascape (1978-98 ca.), riproducente orizzonti d’aria e d’acqua senza tempo; diorama, nata nel 1975, con disorientanti scene di vita primitiva riprese nei musei di storia naturale. nell’ultima sala prendono, invece, posto i grandi ritratti di papa giovanni paolo ii e lady diana spencer, elaborati dalle cere del museo madame tussauds di londra e astratti in una fissità senza tempo, accompagnati dai quattro pannelli raffiguranti l’ultima cena: sofisticata interpretazione di uno dei soggetti principe della pittura.

 

 

JEFF KOONS

prima personale dell’artista americano ospitata in un museo italiano, la mostra abbraccia vent’anni di attività di uno dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea internazionale: dalle aspirapolveri hooner in teche di plexiglas illuminate (1981-87, courtesy antony d’offray, londra) alla riproduzione in lucido acciaio inossidabile di status symbol (luxury and degradation), stereotipi iconografici (statuary) o “immagini da souvenir” in materiali pregiati (banality): cicli preparatori alla concezione di rabbit (1986, sonnabend collection). Erede del movimento dada e dello spirito della pop art, koons compie una completa fusione tra linguaggio artistico e cultura popolare, tra vita e arte.

MARIO GIACOMELLI

la mostra raccoglie 105 fotografie, di cui 69 del tutto inedite, tratte dal ciclo il pittore b., realizzato a senigallia tra il 1991 e il 1992. pretesto di questo racconto per immagini è walter bastari, un pittore della città natale dell’artista. alla sua esistenza border line, al confine fra creatività e pazzia, giacomelli si avvicina con sensibilità, svelandone lo strano miscuglio di fragilità e vitalità. scattate in un rigoroso bianco nero, che racchiude in sé ombre drammatiche, abbacinanti lucentezze e la malinconia di mobili grigi ed evanescenti, le immagini di giacomelli vanno oltre il tema del ritratto e della descrizione, per raccontare come in un sogno la figura di un artista posteggiatore, pittore figurativo incuriosito dall’astrazione.

 

 

 

RICHARD SERRA

esponente di spicco del minimalismo negli anni sessanta e oggi tra i più importanti scultori a livello internazionale, richard serra [san francisco, california, 1939] presenta per la rassegna annali delle arti un lavoro progettato e prodotto appositamente per gli spazi del museo archeologico nazionale di napoli. un’opera unica composta da cinque parallelepipedi in acciaio massiccio di grandi dimensioni, che, in omaggio alle sculture delle collezioni museali, ripetono nelle proporzioni quelle classiche del corpo umano ma senza alcun intento narrativo o metaforico. collocati ognuno in una sala diversa, questi monoliti di alcune tonnellate di peso e dalla forte fisicità, sono ricoperti in superficie da screziature metalliche e macchie di ruggine, che conferiscono loro un carattere pittorico di sapore informale.

 


 

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Damien Hirst