bios unlimited

Bios Unlimited

Filippo Andreatta e Francesca Bucciero, dopo aver vinto con il loro spettacolo  “Bios Unlimited” il premio Nuove Sensibilità 2008 sono andati al Museo MADRE di Napoli.

Bios Unlimited è uno degli spettacoli vincitori di Nuove Sensibilità 2008, il premio per artisti under 35 di cui il Teatro Pubblico Campano è promotore con altre cinque strutture teatrali nazionali. La speciale struttura drammaturgica e l’originale forma estetica della performance, collocano questo lavoro in un punto di mezzo tra il teatro e le arti visive.

Prodotta dalla Compagnia Gli Ipocriti in collaborazione con l’Ass.ne Teatro Pubblico Campano questa performance dà vita ad uno scenario che si compone di trenta casette, tutte bianche. Le casette si animano attraverso particolari videoproiezioni e vengono abitate da un tramestio di voci e rumori. “Una piccola calca di case dalle proporzioni vagamente umane. Mano a mano la calca si schiude all’osservatore, ogni casetta differisce per poco dall’altra, minute proporzioni che racchiudono storie diverse. Dagli interstizi delle pareti sfuggono dei ricordi, piccoli pezzi di vita, informazioni che si mescolano una all’altra. Esperienze uniche che sbiadiscono nella rapidità dei resoconti, nella somiglianza dei fatti accaduti. La grossolana omogeneità si fa lentamente personale attraverso la tua disponibilità all’ascolto. E così le storie brillano di una luce capace di imprimersi nell’aria, ritrovando l’intimità della storia raccontata.”

Nel suo libro “The Brooklyn Follies”, Paul Auster, introduce “Bios Unlimited”, una compagnia assicurativa che pubblica libri sui dimenticati. Le storie e i fatti di queste persone comuni vengono inserite nel continuo narrativo, la narrazione della vita. Questi libri sono testimoni che “tutti gli uomini contengono svariati uomini dentro loro stessi e molti di noi passano da uno all’altro senza nemmeno sapere chi siamo”. Questo passaggio, declinato nelle “Cabine dell’Elba” di Aldo Rossi, è la base per costruire uno spettacolo di puro impatto visivo e sonoro, un lavoro che mette in scena il racconto come veicolo di memoria collettiva in assenza di un cantastorie contemporaneo ed è proprio il vuoto lasciato dal narratore a sagomare il lavoro sull’ingombro dei corpi non raccontati. Questo passaggio, declinato nelle “Cabine dell’Elba” di Aldo Rossi, è la base per costruire uno spettacolo di puro impatto visivo e sonoro, un lavoro che mette in scena il racconto come veicolo di memoria collettiva in assenza di un cantastorie contemporaneo ed è proprio il vuoto lasciato dal narratore a sagomare il lavoro sull’ingombro dei corpi non raccontati.