Reggia di Caserta

Reggia di Caserta

IL PALAZZO
La Reggia di Caserta ha una pianta rettangolare articolata su corpi di fabbrica affacciati su quattro grandi cortili interni e si estende su una superficie di circa 47.000 metri quadrati per un’altezza di 5 piani pari a 36 metri lineari. Un imponente portico (cannocchiale ottico”) costituisce l’ideale collegamento con il parco e la cascata, posta scenograficamente al culmine della fuga prospettica così creata. Le sue dimensioni lasciano davvero senza fiato: la Reggia ha una superficie di 47.000 metri quadrati, distribuiti su un rettangolo di 250 per 190 metri, e si sviluppa su 5 piani (per oltre 36 metri di altezza!), totalizzando 1200 stanze e oltre 1700 finestre. Il canale esterno comprende una moltitudine di fontane, cascatelle e bacini ed è lungo oltre 3 chilometri!

Oggi questa incredibile opera è inserita nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

La costruzione della Reggia ebbe inizio con la posa della prima pietra il 20 gennaio del 1752 e procedette alacremente sino al 1759, anno in cui Carlo di Borbone, morto il Re di Spagna, lasciò il regno di Napoli per raggiungere Madrid. Dopo la partenza di Carlo i lavori di costruzione del Palazzo nuovo, come veniva denominata all’epoca la Reggia, subirono un notevole rallentamento, cosicchè alla morte di Luigi Vanvitelli, nel 1773, essi erano ancora lungi dall’essere completati. Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi e successivamente altri architetti, che si erano formati alla scuola del Vanvitelli, portarono a compimento nel secolo successivo questa grandiosa residenza reale.

IL PARCO
Il Parco Reale, parte integrante del progetto presentato dall’architetto Luigi Vanvitelli ai sovrani, si ispira ai giardini delle grandi residenze europee del tempo, fondendo la tradizione italiana del giardino rinascimentale con le soluzioni introdotte da André Le Nôtre a Versailles. I lavori, con la delimitazione dell’area e la messa a dimora delle prime piante, iniziarono nel 1753, contemporaneamente a quelli per la costruzione dell’Acquedotto Carolino, le cui acque, dalle falde del Monte Taburno avrebbero alimentato le fontane dei giardini reali.
Il giardino formale, così come oggi si vede, è solo in parte la realizzazione di quello che Luigi Vanvitelli aveva ideato: alla sua morte, infatti, nel 1773, l’acquedotto era stato terminato ma nessuna fontana era stata ancora realizzata. I lavori furono completati dal figlio Carlo (1740-1821), il quale, pur semplificando il progetto paterno, ne fu fedele realizzatore, conservando il ritmo compositivo dell’alternarsi di fontane, bacini d’acqua, prati e cascatelle.
Per chi esce dal palazzo i giardini si presentano divisi in due parti: la prima è costituita da vasti parterre, separati da un viale centrale che conduce fino alla Fontana Margherita, fiancheggiata da boschetti di lecci e carpini, disposti simmetricamente a formare una scena “teatrale” verde semicircolare.

Appartamenti Storici
Il Museo della Reggia di Caserta è il risultato di una serie di allestimenti che iniziano nei primi decenni del Novecento, e precisamente nel 1919, quando il Reale Palazzo viene dismesso dal patrimonio della Corona di Casa Reale Savoia e diviene parte del patrimonio dello Stato d’Italia. È a partire da questo momento che inizia la storia degli Appartamenti Storici, quali oggi sono visitabili, poiché la Reggia cessa di essere “Casa del Re” e diviene un museo storico.
Il Museo occupa solamente la metà del cosiddetto Piano Nobile. Tutto il piano, destinato all’alloggio della famiglia reale, era stato suddiviso dal Vanvitelli in quattro parti, da cui deriva il termine “quarto”, usato per indicare tali spazi, ulteriormente definiti in base alla destinazione d’uso. Nell’ala sud-ovest del Palazzo era previsto l’Appartamento o “quarto” del Re, nell’attuale percorso di visita indicato come Appartamento dell’Ottocento.

Acquedotto Carolino
L’acquedotto, denominato Carolino in onore del re, grandiosa opera di ingegneria idraulica, costituisce sicuramente una delle più importanti opere pubbliche realizzate dai Borbone; “emula degli antichi romani i quali con stupendi lavori, in luoghi diversi, a loro gradimento, portarono l’acqua” ( P. Colletta).
Originato dalla esigenza di approvvigionare la grande città che sarebbe sorta intorno alla reggia e al fine di potenziare l’alimentazione idrica della città di Napoli esso doveva servire anche al rifornimento idrico delle reali delizie ed all’alimentazione delle fontane e dei giochi d’acqua in esse presenti.
A partire dal 1752, nel “ tenimento” di Airola (BN), alle falde del Taburno, a 254 metri sul livello del mare, furono individuate numerose sorgenti, tutte appartenenti al principe della Riccia, che ne fece dono al re. Acquisito il benestare del sovrano si passò alla fase operativa dividendo il lavoro in tre tronchi: dal Fizzo al monte Ciesco; da quest’ultimo al monte Garzano ; dal Garzano alla reggia. Il condotto, largo metri 1.20 , alto 1.30 e lungo 38 chilometri, è quasi interamente interrato , tranne le parti che passano sui ponti, ed è segnalato da 67 torrini, caratteristiche costruzioni a pianta quadrata e copertura piramidale, destinate a sfiatatoi e ad accessi per l’ispezione. I lavori iniziarono nel 1753, nei primi due tronchi, più tardi nel terzo e furono completati nel 1770 con una spesa complessiva di 622.424 ducati (A. Sancio 1826).